Bisessualità nel mondo arabo.

Nel ondo preislamico l'omosessualità non era malvissuta e nel medioevo non era condannata con la stessa ferocia attuale.

Abbas I il Grande col suo paggio.

Nella letteratura araba tra il 1100 e il 1300 l’omosessualità maschile e femminile è presente e per nulla osteggiata. 

Dunque sappiamo che l’omosessualità era molto diffusa e che alcune interpretazioni del Corano ritengono che l’Islam non vieti l’omosessualità. 

Va rilevato che, diversamente dal mondo occidentale, nel mondo arabo l’omosessualità femminile è stata sempre molto rappresentata nella letteratura e trattata in campo medico.

In particolare si riteneva che il lesbismo portasse ad un prurito vaginale che poteva essere lenito solo con le carezze di un’altra donna. 

In verità anche il lesbismo è stato poi considerato dai giuristi un peccato, ma comunque meno grave dell’omosessualità maschile (una percezione che comunque si aveva e si ha ancora in occidente).

In un ritratto conservato al Louvre, troviamo raffigurato lo Scià di Persia Abbas I il Grande (1557-1629) che abbraccia il suo paggio mentre bevono vino. Di lato c’è la scritta "Possa la vita offrirti tutto ciò che desideri da tre labbra: quelle del tuo amante, del fiume e della coppa."

Abbas I era sposato e aveva diverse amanti; la presenza di un paggio a corte con cui intratteneva rapporti molto intimi, è la prova che almeno nell'aristocrazia la bisessualità non era un orientamento condannato.

Ciò non toglie che le culture mediorientali siano sempre state omofobiche. 

Proprio questa omofobia ha spinto ad una bisessualità obbligata moltissime persone che ufficialmente mostrano una vita eterosessuale, ma segretamente hanno una vita omosessuale. 

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