La bisessualità nella Storia. La Grecia delle polis
Prima del XIX secolo, la distinzione non era tra eterosessualità ed omosessualità, ma tra ruolo "attivo" e ruolo "passivo".
Oggi inizieremo un breve viaggio nella Storia per capire come era vissuta la bisessualità nei vari continenti ma è giusto precisare che le informazioni storiche di cui oggi disponiamo riguardano quasi esclusivamente la bisessualità maschile.
Il motivo della mancanza di informazioni sulla bisessualità femminile è abbastanza intuibile: poiché le culture che conosciamo sono patriarcali, le fonti di cui disponiamo provengono da uomini!
Non c’è però motivo di pensare che la bisessualità femminile non esistesse.
Sappiamo che la nozione di orientamento sessuale è stata introdotta per la prima volta dalla psicologia e dalla medicina nel corso del XIX secolo. Quindi nelle precedenti epoche storiche non si utilizzavano le categorie di pensiero attuali.
Potremmo dire che nel passato non esisteva una differenziazione tra orientamenti sessuali così come la intendiamo noi oggi.
Questo perché la bipartizione principale nel mondo antico non era tra eterosessualità ed omosessualità, ma tra “attività” e “passività” durante i rapporti sessuali.
La considerazione sociale del comportamento bisessuale nel corso della storia e presso le varie civiltà è stata molto varia. In occidente, ad esempio, si è andati dall'apprezzamento all'assoluta condanna.
Quel che è certo è che la bisessualità è oggi molto lontana dal ricoprire l'importanza sociale che ha avuto nel mondo antico.
EUROPA.
La gran parte di ciò che oggi chiamiamo omosessualità, nelle culture antiche è in realtà una forma più o meno istituzionalizzata di bisessualità, in quanto la pratica e le relazioni omosessuali in quel tempo erano raramente intese ad escludere qualsiasi relazione eterosessuale.
Questo è chiaramente in contrasto con l'odierna rigida classificazione in cui una persona omosessuale è attratta esclusivamente da persone dello stesso sesso, mentre una eterosessuale esclusivamente da persone di sesso opposto.
Per quanto le polis greche e Roma antica siano spesso citate come esempi di accettazione dell’omosessualità (maschile), in verità le relazioni tra persone dello stesso sesso erano accettate (ma non riconosciute né approvate) solo nell’abito della bisessualità.
Questo non perché i rapporti omosessuali fossero giudicati in sé disdicevoli, ma perché un uomo adulto, prima di essere una persona, era un cittadino: aveva un dovere da adempiere nei confronti del suo Stato.
Il primo dovere che avevano i cittadini maschi, era generare altri cittadini per la polis o l’Impero. Per fare ciò era necessario sposarsi e costituire quindi una famiglia regolata dalle norme statali.
A ciò si aggiunge che c’erano delle regole anche per le relazioni omosessuali poiché ad un cittadino adulto non era concesso essere effemminato, né il crossdressing, né assumere atteggiamenti “passivi” nei rapporti sessuali.
Anche in questo caso per una “ragione di Stato”: il cittadino greco/romano doveva rappresentare la virilità, e in un mondo estremamente misogino, tutto ciò che ricordava il “ruolo” femminile, era deprorevole per un maschio.
Possiamo quindi dire che la bisessualità per greci e romani non è da intendersi come la intendiamo noi oggi: ovvero un orientamento sessuale ed affettivo meritevole di essere vissuto liberamente da ogni individuo, secondo il proprio sentire emotivo.
I greci e i latini erano bisessuali semplicemente perché nel corso della loro vita potevano avere relazioni sessuali (e sentimentali) con partner sia del loro stesso sesso che del sesso opposto, ma in ogni caso all’interno di regole sociali e giuridiche ben strutturate.
GRECIA.
In Grecia l’omosessualità non esisteva se non sotto forma di bisessualità, per i motivi di cui dicevamo.
Solo in ambito militare era consentita l’omosessualità esclusiva ma limitatamente alla durata della leva. Infatti Omero ci dice che Teti, madre di Achille, biasima il figlio semidio non perché questi intratteneva una relazione omosessuale con Patroclo, ma perché questa relazione era esclusiva, impedendo al semidio di generare discendenti.
Oltre i campi di battaglia, nelle polis, l’omosessualità era consentita agli adulti solo sotto forma di pederastia: rapporti sessuali tra un uomo adulto e un adolescente che era destinato al ruolo “passivo”. Superata una determinata età, il ruolo passivo non era più concesso.
Ovviamente non si trattava di una relazione alla pari ed era considerata più come “educativa” (per l’adolescente) che “amorosa”.
Dunque un amante maschio era concesso ad ogni uomo adulto, purché non mancasse di costituire una famiglia e avere una discendenza.
Quanto alla bisessualità femminile le poesie di Saffo sono l’unica testimonianza della bisessualità femminile nell’antica Grecia proprio per la totale irrilevanza pubblica delle donne. In ogni caso, da queste testimonianze sappiamo che la bisessualità femminile non era soggetta alla stessa regolamentazione e rigidità di quella maschile.