Bisessualità in Giappone.

L'omosessualità in Giappone era vissuta come la normalità fino all'influenza della cultura occidentale.

Bacio tra samurai.

In Giappone la sessualità ha a che fare con lo status e la responsabilità civile, non con la morale. Motivo per cui l’omosessualità non è mai stata vista negativamente né sanzionata.

Solo tra il 1873 e il 1880 si è sanzionata la sodomia a causa dell’influenza occidentale sulla cultura locale. 

Tolto questo breve periodo, l’omosessualità intesa come bisessualità, non è mai stata ostacolata né dallo shintoismo né dal confucianesimo di interpretazione giapponese.

Anche il buddismo giapponese non ostacola i rapporti omosessuali e, interpretando il voto di castità unicamente verso il sesso eterosessuale, nei monasteri buddisti del Giappone, il sesso omosessuale era molto praticato.

Tanto è vero che nel giapponese arcaico le parole più vicine alle parole “omosessuale” , “eterosessuale” e “bisessuale” erano parole che identificavano l’attività sessuale e non l’orientamento sessuale. Praticamente si etichettava l’atto sessuale e non la persona. 

La pratica omosessuale non era limitata alla classe monastica, ma anche alla classe militare. 

Nell’esercito e tra i samurai l’omosessualità era ben vista e aveva una valenza molto simile alla pederastia greca: una funzione educativa svolta da uomini maturi verso gli adolescenti.

Quando il Giappone ebbe un lungo periodo di pace, alcune usanze militari passarono nella classe media.

Gli attori più giovani iniziarono a prostituirsi e per gli uomini benestanti sposati era assolutamente normale andare agli spettacoli teatrali per poi intrattenersi con questi giovani prostituti. 

La bisessualità era talmente tanto normale per la cultura giapponese che è presente anche in alcune opere di letteratura, come "L'uomo che viveva di solo amore", 1682 di Ihara Saikaku: la storia racconta la vita sentimentale di un libertino, le cui conquiste amorose finiscono con l'ammontare a 725 uomini e 742 donne.

È anche ben documentato, in particolare attraverso testimonianze diaristiche dei contemporanei, che vari imperatori hanno mantenuto relazioni omosessuali oltre all'ufficiale vita eterosessuale con le rispettive consorti, almeno fin dall'XI secolo.

Per quanto riguarda le donne, a partire dall'inizio del Novecento, molte giovani lasciavano le loro case per andare in collegi e convitti scolastici, ove i legami e le relazioni intime tra ragazze si verificavano con una certa frequenza; questo continuava fino a quando non si sposavano.


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