L'Omocausto. Il triangolo rosa che preannunciava la morte.

Durante la seconda guerra mondiale il Partito Nazista ideò, organizzò e mise in atto la persecuzione, col fine dello sterminio, di molte minoranze, tra cui anche le persone omosessuali. Da qui la definizione di “Omocausto”. 


Memoriale per le vittime omosessuali a Colonia


All’inizio del 900 la Germania è stata patria e culla dei principali attivisti dei diritti LGBT, nonostante (o forse grazie alla) esistenza del paragrafo 175 del codice penale in cui gli atti omosessuali erano punibili. 

A Berlino c’erano molti locali, nightclub e spettacoli di cabaret frequentati da omosessuali, trevestiti e persone transgender (che all’epoca erano ancora confusi con il travestitismo). 

E’ in Germania, nel 1897, che nasce il movimento di liberazione omosessuale (o movimento LGBT) con il Comitato scientifico umanitario (WHK), ad opera del medico ebreo Magnus Hirschfeld

Il primo movimento omosessuale stesso, operante tra il 1870 e il 1940, nasce e si sviluppa soprattutto in Germania.

Sempre nella Germania pre-nazista si sviluppò anche un timido movimento lesbico intorno a locali berlinesi in cui l’omosessualità femminile iniziò ad organizzarsi.

La nascita del movimento volto a chiedere la tutela dei diritti delle persone LGBT ruota intorno alla modifica del paragrafo 175 per la depenalizzazione delle condotte omosessuali. 


Hirschfeld fondò inizialmente il Comitato scientifico umanitario (1897) - che si può considerare il primo gruppo organizzato del movimento LGBT- con lo scopo di mobilitare l’opinione pubblica proprio contro il paragrafo 175.

La petizione per la sua abolizione fu firmata da oltre 5000 persone e tra esse vi erano anche Einstein, Tolstoj e Thomas Mann (padre di Erika Mann ed Klaus Mann).


Hirschfeld organizzò anche il Primo congresso per la riforma sessuale nel 1921 che si replicò nel 1928, quando diede origine alla Lega mondiale per la riforma sessuale


L’avvento del nazismo e della seconda guerra mondiale spazzò via il primo movimento di liberazione omosessuale, ma non le istanze della comunità LGBT.


Infatti le richieste della comunità LGBT ripresero ad essere avanzate nel dopoguerra tramite il movimento omofilo: non più sotto la forma di un comitato scientifico dove eterosessuali -veri o presunti- tentavano di depatologgizzare l’omosessualità, bensì attraverso omosessuali e transessuali dichiarati chechiedevano di essere integrati nella società così com’era (mentre il movimento LGBT successivo chiederà il cambiamento della società affinché ogni soggetto emarginato possa essere considerato parte integrante della società stessa).


Durante la seconda guerra mondiale il Partito Nazista ideò, organizzò e mise in atto la persecuzione, col fine dello sterminio, di molte minoranze, tra cui anche le persone omosessuali. Da qui la definizione di “omocausto”. 


Inizialmente venivano incarcerati e sterilizzati, come previsto dal paragrafo 175 (circa 60mila). Successivamente vennero deportati in campi di concentramento identificati col triangolo rosa (tra i 10mila e 15mila).


Nello stesso periodo la persecuzione delle persone omosessuali si sviluppa anche nell’URSS. Se durante l’ultimo periodo zarista l’omosessualità comincia ad essere tollerata fino all’abolizione della sua repressione per vie legali, con l’avvento di Stalin le persecuzioni ricominciano fino alla deportazione nei campi siberiani.


Mentre per il regima stalinista l’omosessualità era una deriva del lassismo borghese, per il regima nazista l’omosessualità era incompatibile con i suoi ideali raziali: il sesso serviva a conservare e proseguire l’esistenza della razza ariana, non poteva limitarsi al piacere individuale (per lo stesso motivo anche la masturbazione era condannata). 


Hitler supponeva che l'omosessualità fosse un "comportamento degenerato" che rappresentava una minaccia alla capacità demografica dello stato e ne che danneggiava il "carattere virile". I gay vennero denunciati come "nemici dello stato" e accusati come "corruttori" della moralità pubblica che mettevano in pericolo il tasso di natalità della Germania.


Ciò nonostante a capo delle S.A. (la prima milizia nazista sostituita poi dalle S.S.) vi era una triade omosessuale con a capo Ernst Röhm.


Questi esibì in modo discreto la propria omosessualità fino al 1925, anno in cui il giornale ufficiale del Partito Socialdemocratico di Germania, con l'intenzione di gettare discredito sul partito nazista, pubblicò una serie di lettere d'amore scritte da Röhm e da altri comandanti delle SA come Edmund Heines. Dopo il 1925, Röhm si sentì più libero di vivere la propria omosessualità e si iscrisse alla Lega dei Diritti Umani, la più grande organizzazione tedesca per i diritti dei gay operante in quegli anni.


Inizialmente Hitler protesse Röhm, avendone grande stima e considerandolo un buon amico. Tuttavia, quando cominciò a ritenerlo un pericolo per la sua ascesa politica per una divergenza di vedute strategiche sul futuro della S.A., decise di eliminarlo durante la notte dei lunghi coltelli (30 giugno 1934) utilizzando il pretesto dell’omosessualità (che fino a quel momento non gli aveva impedito di fare carriera nel partito naziasta e nella milizia armata).


La notte dei lunghi coltelli (che in verità non ebbe nulla a che fare con la repressione dell’omosessualità), è per le persone omosessuali ciò che fu la notte dei cristalli per le persone ebree: l’inizio ufficiale della repressione.


Con Röhm fuori dal partito, il regime eliminò ogni traccia del movimento di liberazione omosessuale o omofilo, con la chiusura di ogni locale gay/lesbico e la messa al bando di tutte le riviste tematiche e dei libri di sessuologia. 


Il 6 maggio 1933 la gioventù hitleriana assalta l'Istituto per la ricerca sessuale e pochi giorni dopo viene data alle fiamme la biblioteca raccolta in 35 anni di lavoro, ma vengono anche sequestrate lunghe liste di nomi e indirizzi di veri o presunti omosessuali che erano conservate al suo interno.


L’estrema destra del movimento di liberazione omosessuale, nelle cui fila troviamo Karl-Günther Heimsoth,  vede così crollare la possibilità di conciliare l’ideologia nazista con l’omosessualità. 


La presenza di personaggi come Röhm e la cricca omosessuale a capo delle S.A., faceva affermare all’estrema destra del movimento che il nazionalsocialismo non era realmente ostile all’omosessualità. Questi sostenitori del nazismo sfruttavano il cameratismo “virile” del partito per legittimare l’omosessualità come iper-virile.


Una visione che si opponeva all’ala filosocialista del movimenti di liberazione omosessuale, che invece aveva una visione effemminata dell’omosessualità come suggerivano gli studi del medico ebreo  Magnus Hirschfeld


La presenza di omosessuali tra i sostenitori del pensiero nazista, fu utilizzata dagli oppositori del nazismo (che col nazismo avevano in comune i pregiudizi verso l’omosessualità) per dimostrare la corruzione morale e dissolutezza del Partito. Contro l’accostamento decadenza-omosessualità-nazismo si battè Klaus Mann, convinto antinazista.


Dopo l’epurazione della notte dei lunghi coltelli, l paragrafo 175 venne ampliato e inasprito così da poter perseguire anche i tentativi acclarati di seduzione sessuale, oltre alla masturbazione reciproca e gli scambi di lettere d'amore tra uomini: tutte queste potevano essere ragioni legittime che davano alla polizia il potere di procedere a un arresto.

Nel 1936 Himmler, comandante delle S.S., arrivò ad istituire l'Ufficio centrale del Reich per la lotta all'omosessualità e all'aborto


Nei campi di concentramento gli omosessuali ebbero un trattamento decisamente crudele poiché, oltre allo stato di prigionieri abusati dalle guardie, erano anche soggetti all’emarginazione e all’abuso da parte degli altri prigionieri proprio per una dilagante omofobia presente in ogni strato della società. 


Il racconto di Pierre Seel, omosessuale sopravvissuto all'Olocausto, fornisce dettagli raccapriccianti in proposito.


Narra che quando i nazisti assunsero il potere il suo nome apparve in una lista di omosessuali locali che ricevettero l'ordine di presentarsi presso la stazione di polizia. Seel obbedì all'ordine per evitare ripercussioni ai propri familiari. All'arrivo alla stazione di polizia egli, insieme con altri gay, venne picchiato; ad alcuni, che cercarono di resistere, vennero strappate le unghie dagli uomini delle SS, altri ancora vennero sodomizzati con bastoni spezzati che causarono lesioni ed emorragie intestinali.

Racconta che durante un appello mattutino, il comandante del campo annunciò un'esecuzione pubblica. Un uomo venne portato fuori e Seel lo riconobbe: era il suo amante diciottenne che venne spogliato e gli posero un secchio metallico sopra la testa, quindi gli aizzarono contro i cani lupo addestrati che lo sbranarono fino a ucciderlo.


I medici nazisti utilizzarono spesso i gay in esperimenti "scientifici" atti a scoprire il "gene dell'omosessualità" e poter così guarire i futuri bambini ariani che fossero stati omosessuali.

Particolarmente crudeli le sperimentazioni del medico delle SS Carl Vaernet che effettuò uno studio su di un preparato a base di ormoni di sua invenzione sugli internati omosessuali nel campo di Buchenwald: circa l'80% degli internati sottoposti alla "cura" a base di massicce dosi di testosterone non sopravvisse.


Il professore Ruediger Lautmann, eminente studioso della storia LGBT in Germania, ha constatato che il tasso di mortalità tra gli internati omosessuali era del 60%, secondo solo al tasso di mortalità degli internati ebrei.

 

Le lesbiche non vennero legalmente perseguitate dalla legge nazista contro gli omosessuali: il paragrafo 175 discriminava infatti esclusivamente l'omosessualità maschile.


D'altra parte il "paragrafo 129" del codice penale austriaco, rimasto in vigore anche dopo l'annessione dell'Austria da parte della Germania (1938), perseguiva indistintamente l’omosessualità per entrambi i sessi con pene che variavano da uno a cinque anni di detenzione.


Possiamo comunque dire che la persecuzione e la repressione delle lesbiche va inquadrata nella più ampia concezione nazionalsocialista secondo cui il ruolo delle donne era limitato alla famiglia e alla cura dei figli e per questo era considerato più semplice forzarle ad accettare un orientamento di tipo eterosessuale. Particolarmente osteggiate, di conseguenza, furono intellettuali e artiste indipendenti e che non si conformavano all'ideale di donna secondo il nazismo. 


Le lesbiche vennero viste come un pericolo ai valori dello stato e spesso marchiate dallo status di "asociali" (indossando in tal caso il triangolo nero anziché il triangolo rosa). La qualità di lesbica era considerata spesso un'aggravante rispetto all'asocialità o ad altre imputazioni (ovvero all'essere ebree, ladre, prostitute, ecc.). 


Gli studiosi riportano casi di lesbiche nei campi di concentramento e si sa che presso il campo di Flossenbürg era attivo un bordello, nel quale le lesbiche erano particolarmente ricercate ed esposte al sadismo e alle perversioni dei gerarchi.


Dal 1980, alcune città in Europa e nel mondo hanno eretto monumenti e posto targhe per ricordare le migliaia di omosessuali che furono trucidati e perseguitati durante l'Olocausto. 


In Germania nel 2002, il governo tedesco ha chiesto scuse ufficiali alla comunità gay. La Germania ha ora monumenti in alcune sue importanti città. L'11 dicembre 1994 a Francoforte sul Meno, il 24 giugno 1995 a Colonia e il 27 maggio 2008 a Berlino, sono stati inaugurati monumenti dedicati alla memoria delle vittime gay e lesbiche.


In Italia ne esistono a Bologna e Trieste.


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